mercoledì 6 luglio 2016

Recensione: Gomorra-La Serie

La realtà della parte malata di Napoli
Uno degli scrittori più discussi dei nostri tempi è certamente Roberto Saviano, nato e cresciuto a Napoli e autore del libro Gomorra, nome chiaramente ispirato alla famosa città biblica, che tratta del sistema camorristico napoletano.

Dal romanzo, che a Saviano è costato numerose minacce da parte di numerosi esponenti della criminalità organizzata, è stato tratto un film, diretto da Matteo Garrone e una serie tv affidata a numerosi registi tra cui Stefano Sollima, già famoso per “Romanzo Criminale”. 
La trasposizione dell' opera sul piccolo schermo conta di 2 stagioni, entrambe di 12 episodi, che ripercorrono la faida tra il clan Di lauro e gli "Scissionisti"  che insanguinò le strade di Secondigliano dal novembre 2004 fino a  marzo 2005
La particolarità di questa serie tv, probabilmente la migliore mai fatta in Italia e già esportata in più di 150 paesi, è il narrare le vicende di vari personaggi ogni volta dal loro punto di vista, rendendo l' opera corale e fornendo allo spettatore tutte le sfaccettature psicologiche dei protagonisti.
Non mi soffermerò sulla trama, sia per evitare eventuali spoiler sia perchè purtroppo molti eventi che andrei a raccontare sono anche tristi fatti di cronaca che molti sicuramente conosceranno bene.
Quello su cui vorrei soffermarmi invece sono la regia, gli attori e soprattutto le reazioni e le critiche mosse a
Gomorra e alla sua volontà di raccontare la parte “sporca “ di Napoli.

I fatti, come già detto, sono narrati dal punto di vista dei personaggi che li vivono, con un realismo e una crudezza che ha dell' impressionante. Non ci sono eroi, scene impossibili, lunghi monologhi filosofici e inverosimili, ma tutto è molto diretto e, purtroppo c' è da dire, credibile.
Gran parte dei fatti narrati sono avvenuti nella realtà, e il modo in cui vengono raccontati fa trasparire la voglia dei registi di raccontare non una storia, ma la Storia, apparentemente senza dare giudizi o critiche, lasciando questo oneroso compito allo spettatore.

A dare ancora di più questa sensazione di verosimiglianza hanno contribuito sicuramente le ambientazioni, per questa serie, l' intera Napoli e provincia diventa set cinematografico, con molte comparse o attori presi proprio nelle zone più povere della città, i dialoghi tra i personaggi, tutti molto concisi stretti e rigorosamente in napoletano e soprattutto la bravura degli attori. 
Il cast è un mix tra professionisti (tra cui spiccano Fortunato Cerlino, Salvatore Esposito e Marco D' Amore) e ragazzi raccolti dalla strada proprio per dare ai giovani la possibilità di cambiare la propria vita recitando piuttosto che facendo altro di illegale. Il risultato è sicuramente vincente, con interpretazioni che hanno dato vita a personaggi già famosi in tutto il mondo e di un realismo che ha dell' impressionante.
Gomorra è stato un successo internazionale, probabilmente la miglior serie italiana mai girata, che ha reso per la prima volta celebre l' Italia agli occhi del mondo, e questo per molti tuttavia è un male. 
Una critica che spesso alcuni, in genere chi non ha mai visto la serie, volgono nei confronti dell' opera è quella di idolatrare personaggi negativi. Sebbene questa critica sia sensata e sotto alcuni punti di vista accettabile, personalmente non la condivido. E' innegabile che l' “effetto Gomorra” è chiaro a tutti, con sempre più ragazzi e non che per gioco emulano comportamenti e battute della serie, tuttavia guardando entrambe le stagioni ci si accorge che lo scopo non è venerare questi personaggi a dir poco malvagi e spingere giovani generazioni ad imitarli, ma anzi dimostrare il contrario. Sollima e compagni riescono in un'impresa probabilmente unica nel suo genere: in Gomorra, nonostante il grandissimo ruolo degli attori, lo spettatore non riesce ad immedesimarsi nei personaggi e “tifare” per alcuni di essi. La realtà viene sbattuta nuda e cruda sul teleschermo; nessuna giustificazione o spiegazione plausibile, le persone presenti sullo schermo sono quanto più di lontano possibile dall' essere umano. Sono spietati, sospettosi, cattivi e senza scrupoli, uccidono e torturano innocenti, talvolta giovani, per motivi puramente futili; mettono il potere davanti a tutto, anche alle persone amate e quando lo raggiungono non vivono nel benessere che tanto vogliono ostentare, ma nel rimorso, nella paura e nel sospetto.
Nessun personaggio in Gomorra vince, perdono tutti, più ci si avvicina al potere più si perdono pezzi di se stessi e una volta raggiunto o si viene uccisi o arrestati. Personalmente guardando la seria non mi è mai capitato, come in altri ottimi prodotto drama come Breaking Bad, Narcos o Romanzo Criminale, di sperare che un personaggio sopravviva o riesca nel suo intento, ma sono stato mosso per tutte e 24 puntate da un senso di sdegno e rabbia verso tutti gli interpreti, che a volte è sfociato in odio e pura ripugnanza nei confronti di persone che non possono essere in alcun modo giustificate per quello che fanno. Altra critica a volte fatta alla serie è quella di mettere in evidenza agli occhi dell' Italia e del mondo la parte cattiva di Napoli. Da Napoletano trovo che se le altre obbiezioni, per quanto sia in disaccordo, potrebbero essere comprensibili, questa non lo è e per due ragioni fondamentali. La prima si chiama cronaca. Tutti i fatti narrati, per quanto ovviamente ci si è ricamato sopra, sono realmente accaduti, le atrocità, la violenza e le stragi sono purtroppo eventi della storia contemporanea Napoletana e non solo, e dire che parlarne è sbagliato perchè da un immagine negativa di Napoli, è l' equivalente di affermare che non si deve parlare nei TG di corruzione, omicidi, stragi o imbrogli, poiché mette in cattiva luce l' immagine dell' Italia. La seconda motivazione è che Gomorra la Serie mette in risalto non la Camorra a Napoli, ma la criminalità organizzata nel mondo. Numerosissimi sono nella serie i contatti tra i protagonisti e persone provenienti da fuori Secondigliano, da avvocati del nord, a imprenditori di Roma, fino all' Honduras e alla Germania. Questo sta ad indicare che non è Napoli una città malfamata comandata dal cancro chiamato Camorra, ma è tutto il mondo che è attaccato dal male della criminalità, dalla corruzione, dagli “inciuci” e dall' illegalità; dando allo spettatore, più che la sensazione che Napoli sia appunto la famosa Gomorra biblica,la consapevolezza che questo problema è nato e sopravvive molto spesso grazie ai cosiddetti “colletti bianchi” presenti in tutto il mondo, che non sono meno pericolosi o più buoni di chi preme il grilletto. Con Gomorra si vuole far capire per l' ennesima volta che la criminalità non comprende Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Bari, ma tutta Italia, e più in generale il mondo intero. Per quanto riguarda il concetto di legalità e di infondere sani principi ed esempi ai ragazzi invece il risultato è l' opposto di quello che si vuole far credere.
Gomorra-la Serie ha dato possibilità a numerosi ragazzi come diremmo a Napoli “e miez a vij” di entrare nel mondo del cinema, della recitazione, per offrire loro una valida alternativa all' illegalità, in zone della città dove talvolta di alternative ce ne sono molte poche, e ha collaborato con molte associazioni civili con lo scopo del reintegro dei ragazzi nella società, per non farli ricadere nel malaffare. Gomorra non racconta, come già detto, semplicemente una storia e non è “solo” una delle migliori serie forse mondiali degli ultimi anni, è anche  una richiesta d' aiuto a chi potrebbe far qualcosa ma non lo fa, e un monito a tutti coloro che sono tentati, a causa di forze esterne o interne a intraprendere questa strada, che porta solo alla morte. La funzionalità civica della serie non è inferiore a quella del film “L'oro di Scampia” interpretato da Giuseppe Fiorello e Gianluca di Gennaro (presente anche in Gomorra-la serie) in quanto se quest' ultimo ti racconta come ci possa essere scelta e alternativa alla criminalità, la prima ti dimostra che fine si fa a prendere la cattiva strada, lastricata di morti, paure e fantasmi.

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